A causa del cambiamento climatico il vino non è più lo stesso
- Clima
- Cibo
Il cambiamento climatico sta trasformando il mondo della viticoltura a livello globale, imponendo sfide crescenti ai produttori di vino. Con un aumento medio delle temperature di 1,5°C negli ultimi 70 anni, il settore vitivinicolo è sempre più sotto pressione. Questo cambiamento, che si verifica più velocemente rispetto al passato, interessa le principali regioni vinicole, dove i viticoltori sono costretti a rivedere tecniche di coltivazione secolari per salvaguardare la qualità dei loro vini.
Come dimostrano i dati raccolti da Paolo Sabbatini, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Ambientali (DISAFA) e del Centro Interdipartimentale Vite e Vino (CONViVi) dell’Università di Torino, in Piemonte, Regioni storiche come la Borgogna e il Barolo potrebbero vedere aumenti di temperature fino a 2,4°C entro il 2050. Una condizione che costringerà i viticoltori a selezionare varietà di viti più resistenti al caldo e alla siccità, oltre a modificare le tecniche di potatura e irrigazione. Allarmante anche il dato delle precipitazioni, diventate più irregolari. Dal 1980, il 70% delle annate ha registrato livelli di piovosità inferiori alla media, con alcune stagioni che hanno visto riduzioni fino al 40-60%.
Un altro impatto significativo del riscaldamento globale riguarda il contenuto alcolico dei vini. Nella Napa Valley, la contea californiana celebre in tutto il mondo per i suoi vini, tra il 1971 e il 2001 le temperature sono aumentate di 2,3°C, influenzando direttamente il processo di maturazione delle uve e contribuendo all’incremento del grado alcolico. Simili tendenze sono state registrate anche per i vini rossi australiani e il Riesling alsaziano, con aumenti di temperatura rispettivamente di 1,6°C e 2,5°C.
Le conseguenze di questo riscaldamento non si fermano solo a una maggiore concentrazione alcolica. Il clima più caldo comporta anche vendemmie anticipate, come evidenziato dal caso di Châteauneuf-du-Pape, il famoso vino francese prodotto nella Valle del Rodano, dove la vendemmia è stata anticipata di 30 giorni negli ultimi 80 anni. Questa tendenza è stata osservata in molte altre regioni vinicole mondiali, inclusa l’Italia. Il cambiamento climatico causa anche un disaccoppiamento tra la maturazione tecnologica e quella fenolica dell’uva, con un impatto sulla qualità del prodotto finale. L’aumento delle temperature riduce infatti l’acidità organica, aumentando il pH e alterando il gusto dei vini.
Guardando al futuro, i viticoltori stanno esplorando soluzioni che includono l’introduzione di nuove varietà di viti. A Bordeaux, ad esempio, sono state introdotte sei nuove varietà – quattro rosse e due bianche – per adattarsi meglio alle temperature sempre più elevate e alle stagioni precoci. Alcune di queste uve, come il Touriga Nacional e l’Alvarinho, provengono dal Portogallo e sono state selezionate proprio per la loro resistenza al calore.
Per far fronte al cambiamento climatico vi è anche una crescente consapevolezza dell’importanza di ottimizzare la gestione della chioma durante l’estate (gestione del verde) per modulare la maturazione dell’uva. Sono necessarie pratiche innovative come per esempio una defogliazione della porzione medio alta della chioma 3-4 settimane prima della raccolta, che consente un’apertura di una finestra di circa 50-60 cm sopra l'area dei grappoli riducendo l’accumulo di zucchero dei grappoli e conseguentemente il grado alcolico dei vini.
Un’altra soluzione per la salvaguardia delle viti è rappresentata dal caolino, una roccia sedimentaria costituita prevalentemente da caolinite, un minerale delle argille. Una volta estratto e lavorato, si presenta in forma terrosa con una colorazione solitamente bianco-grigia (da qui viene più comunemente chiamato “argilla bianca”), ed è impiegato in viticoltura per la protezione dei grappoli dalle scottature solari. Una volta distribuita sulla vegetazione ha la proprietà di riflettere la luce con un livello di protezione molto alto, arrivando ad una riduzione delle scottature fino al 50 – 70 %.
Il cambiamento climatico sta dunque alterando profondamente la viticoltura, imponendo una trasformazione nelle tecniche di coltivazione e nell’approccio al vino. Le regioni storiche come il Piemonte dovranno affrontare sfide senza precedenti, ma l’innovazione e l’adattamento offrono speranze per il futuro. Tuttavia, per mantenere una produzione vitivinicola sostenibile, sarà essenziale continuare a sviluppare soluzioni innovative e resilienti.