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Com'è cambiato il mondo del lavoro a cinque anni dal lockdown Covid

Il lavoro da remoto ha ormai assunto un carattere strutturale, con implicazioni economiche e sociali spesso contraddittorie ed effetti che si estendono oltre l’ambito lavorativo
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Smart Working

Le misure restrittive per contenere la diffusione della pandemia Covid-19 hanno avuto rilevanti conseguenze sul mondo del lavoro. Alcune sono state transitorie, altre hanno determinato cambiamenti più duraturi. Tra queste ultime, vi è certamente la trasformazione delle modalità di svolgimento del lavoro. Per limitare la diffusione del virus, infatti, quando era possibile, si è svolta la propria attività da casa. Si è così ampiamente diffuso il ricorso al telelavoro o al lavoro agile, chiamato spesso – soprattutto nel dibattito pubblico - con l’espressione inglese smart working. In pratica, il lavoro non si svolge più in ufficio, ma da casa o da altri luoghi. Per descrivere questa modalità di lavoro vi sono quindi diversi termini, con accezioni differenti in base al grado di autonomia nella gestione degli orari e delle attività. Il telelavoro, ad esempio, implica generalmente vincoli precisi in termini di orario e postazione. Il lavoro agile prevede invece maggiore flessibilità e autonomia nell’organizzazione del tempo e degli strumenti di lavoro. Ai fini di questa riflessione, per fare riferimento al fatto che l’attività lavorativa viene svolta in un luogo diverso dall’ufficio, senza considerare livello di autonomia e gestione del tempo, useremo come sinonimi le espressioni lavoro da remoto e lavoro a distanza.

Le implicazioni economiche e sociali del lavoro da remoto sono profonde e spesso contraddittorie, riflettendo la complessità del fenomeno

Quanto è rilevante la portata del cambiamento di questo fenomeno? Molto secondo i dati Istat. Infatti, mentre nel 2019 era solo il 4,8% degli occupati a lavorare da casa, già nel secondo trimestre del 2020 questa percentuale era salita al 19,7% interessando circa 4,5 milioni di individui. Il ricorso al lavoro a distanza, tra il 2020 e 2021, è poi passato dal 13,8% al 14,8%, con un aumento che ha interessato circa 260mila occupati in più. Nel 2022, la percentuale di occupati che hanno svolto lavoro da casa si è assestata al 12,2%. Questo dato - pur riducendosi dopo il forte incremento del 2020 e l’ulteriore crescita del 2021- rappresenta un valore ancora più che doppio rispetto ai livelli del 2019. Nel 2023 la percentuale è rimasta stabile al 12%. Anche nel 2024 e nel 2025 secondo le stime dell’Osservatorio Smart Working, questa modalità di lavoro non dovrebbe subire variazioni significative.

Questi dati sostengono la tesi per cui il lavoro da remoto abbia ormai assunto un carattere strutturale, con effetti che si estendono oltre l’ambito lavorativo. Le implicazioni economiche e sociali di questo fenomeno sono profonde e spesso contraddittorie, riflettendo la complessità del fenomeno. Dal punto di vista economico, il lavoro da remoto ha portato certamente a una riduzione nei costi fissi aziendali. Molte imprese hanno meno spese per affitti, utenze e manutenzione degli uffici, optando per spazi più piccoli o per formule flessibili. Questo ha avuto conseguenze non solo sulla gestione degli spazi di lavoro, ma anche sull’organizzazione interna e sulle dinamiche occupazionali. Infatti, un altro effetto rilevante riguarda le opportunità di impiego. In alcuni settori, come quello informatico, il lavoro a distanza ha permesso alle aziende di assumere personale senza vincoli geografici, ampliando il bacino dei potenziali candidati.

Dal punto di vista individuale, i benefici del lavoro da remoto non sono stati distribuiti in modo uniforme tra tutti i lavoratori e le lavoratrici

Inoltre, il lavoro da remoto ha avuto un impatto positivo sulle prestazioni aziendali e sulla produttività complessiva, anche perché generalmente aumenta la motivazione dei dipendenti, riducendo assenteismo e turnover. Infatti, per chi ha carichi di cura e necessità di conciliare famiglia e lavoro, viene addirittura considerato una forma di welfare aziendale. La possibilità di lavorare da casa, infatti, elimina i tempi di spostamento e riduce i costi legati ai trasporti, migliorando la conciliazione tra vita professionale e privata.

Tuttavia, dal punto di vista individuale, i benefici non sono stati distribuiti in modo uniforme tra tutti i lavoratori e le lavoratrici. Molto dipende da come le pratiche organizzative sono state implementate, dal livello di autonomia concesso e dal grado di flessibilità. Come accennato in precedenza, in alcuni casi, il lavoro da remoto è effettivamente lavoro agile, con dipendenti responsabili di compiti gestiti in autonomia, senza vincoli sugli orari. In altri, invece, si mantengono rigidità simili a quelle dell’ufficio, con orari prestabiliti e, in alcuni casi, supervisione costante. Oltre a questa distinzione, va considerata l’eterogeneità delle modalità di svolgimento. Alcuni alternano periodi in presenza e da remoto, altri trascorrono lunghi periodi senza rientrare in ufficio. 

Un altro aspetto da considerare è la condizione abitativa degli individui. Lavorare da casa significa dedicare una parte dello spazio domestico all’attività professionale. Chi ha la possibilità di ricavare un’area dedicata in un ambiente ampio e luminoso, magari con un giardino o un terrazzo per le pause, può vivere il lavoro a distanza in modo più agevole. Al contrario, chi vive in spazi ridotti, deve riorganizzare la casa, spesso sacrificando stanze o creando postazioni di lavoro in cucina o in camera da letto. Questa seconda situazione può generare disagio, rendendo più difficile mantenere un equilibrio tra spazi privati e di lavoro.

Anche i costi a carico delle famiglie hanno una certa ambivalenza, con effetti positivi per alcuni e negativi per altri. Da un lato, con il lavoro a distanza, come detto, si riduce la spesa per il trasporto che può costituire un risparmio significativo per chi ogni giorno dovrebbe affrontare costi elevati per carburante, mezzi pubblici, parcheggi e pedaggi. Anche la spesa per i pasti fuori casa diminuisce, permettendo di risparmiare su pranzi al bar o al ristorante. Tuttavia, per chi ha accesso alla mensa aziendale o ai buoni pasto, la spesa alimentare può anche aumentare. Un altro elemento dei costi riguarda un maggiore utilizzo di energia elettrica e riscaldamento, incidendo sulle bollette per il bilancio familiare. Questo tema è particolarmente rilevante soprattutto per il marcato aumento dei costi dell’energia.

La mancanza di confini tra lavoro e vita privata può portare a una difficoltà nel “disconnettersi”, con il rischio di sovraccarico di lavoro e di bassa qualità della vita

Dal punto di vista sociale, il cambiamento è stato altrettanto significativo. La possibilità di lavorare da casa può migliorare la qualità della vita per molti, come già visto, riducendo i tempi e i costi degli spostamenti e permettendo una gestione più flessibile degli impegni personali e familiari. Tuttavia, questa organizzazione del lavoro solleva alcune criticità. Uno degli aspetti più discussi è la riduzione delle interazioni sociali sul posto di lavoro. Il lavoro da remoto ha infatti limitato le occasioni di confronto informale tra colleghi che favoriscono la collaborazione e l’innovazione. Per molti, l’ufficio rappresenta un contesto di socializzazione e crescita professionale e la mancanza di momenti di condivisione può incidere negativamente sulla costruzione di relazioni professionali. Il venir meno della compresenza inoltre ha rilevanti conseguenze anche sul senso di appartenenza all’azienda e sulla rappresentanza sindacale.

Infine, vi sono gli effetti sulla salute mentale. Da un lato il lavoro da remoto ha ridotto lo stress legato a spostamenti e migliorato la conciliazione vita-lavoro per molti, dall’altro lato ha aumentato il rischio di isolamento e burnout. La mancanza di confini tra lavoro e vita privata può portare a una difficoltà nel “disconnettersi”, con il rischio di sovraccarico di lavoro e di bassa qualità della vita.

Dunque, a cinque anni dalla prima ampia diffusione, il lavoro dal remoto in Italia resta un fenomeno complesso con elementi sia positivi sia negativi che tuttavia non possono essere generalizzati. Per questa ragione è importante che la ricerca continui ad approfondire gli effetti del lavoro da remoto, considerando le diverse condizioni in cui viene svolto e le specifiche esigenze dei singoli. Comprendere quali fattori favoriscono un’esperienza positiva e quali, invece, possono generare criticità è essenziale per sviluppare strategie che rendano questa modalità di lavoro sostenibile nel lungo periodo. Le politiche pubbliche e aziendali dovrebbero tenere conto di questa complessità e promuovere soluzioni che partano da cosa ritengono plausibile e preferiscono lavoratrici e lavoratori. Dopotutto, chi svolge il lavoro, da casa o in ufficio, sono loro.