Giro del mondo in otto piante: viaggio primaverile all'Orto Botanico

Da 296 anni, nel cuore del Parco del Valentino, tra i palazzi del centro storico e le rive del Po, l'Orto Botanico dell'Università di Torino custodisce un patrimonio prezioso. Abbiamo trascorso una giornata con la direttrice Consolata Siniscalco e con il curatore tecnico Loïc Maurice Mingozzi ci hanno accompagnato in una primaverile esplorazione botanica in 8 tappe più una, tra serre, boschetti e alpineti, alla scoperta di varietà autoctone e specie esotiche.
Ogni viaggio, si sa, inizia da casa: all'ingresso dell'Orto, nell'alpineto, ci accoglie l'intensa fioritura lilla delle Daphne cneorum, una specie non comune appartenente alla famiglia delle Thymelaeaceae, presente in Italia nella nelle regioni settentrionali. L'alpineto è un complesso di aiuole rocciose realizzato all'inizio degli anni Sessanta per ricreare, per quanto possibile, l’ambiente naturale di montagna, caratterizzato da piccoli dossi e avvallamenti irregolari, per lo più con diversa esposizione.

Le specie coltivate nell'alpineto provengono da catene montuose di ogni continente, come questa Peonia tenuifolia, originaria del Caucaso. Nel periodo della fioritura, le steppe eurasiatiche si trasformano in praterie verdi costellate da macchie di peonie rosso sangue.
Un orto botanico non è solo un luogo di conservazione della biodiversità, di ricerca scientifica e di educazione ambientale, ma anche uno spazio dove entrare in contatto con la natura, un’attrazione culturale e turistica. In questo contesto, questo vialetto di tulipani ibridi ornamentali svolge un ruolo preciso: con i suoi variegati cromatismi non attrae solo gli insetti impollinatori, ma anche i visitatori. Un invito a entrare, per continuare l’esplorazione.
L'itinerario prosegue verso le regioni tropicali tipiche dell'Asia, del Sud America e dell'America centrale: nella serra tropicale incontriamo l'orchidea, regina indiscussa del regno degli ambienti umidi. Con oltre 28.000 specie, infatti, quella delle Orchidacee è la più numerosa tra le famiglie delle piante, seguita dalle Asteracee, a cui appartengono le margherite.
Questa Sophora japonica ci porta in Asia, tra Giappone, Cina e Corea del Sud, con i suoi affascinanti e caratteristici rami contorti e aggrovigliati, particolarmente visibili in questa stagione in cui sono ancora privi di foglie. È il simbolo dell'Orto Botanico, ed è la pianta che sia la direttrice che il curatore tecnico dell'Orto hanno citato come pianta a cui sono particolarmente legati.
Una pausa è necessaria di fronte al ceppo di un Sassofrasso, pianta del Nord America il cui profumatissimo legno viene molto utilizzato in ambito alimentare per aromatizzare prodotti come il vermouth. Questo esemplare è stato recentemente abbattuto perché gravemente danneggiato dall’attacco di funghi. Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova le piante, sottoponendole a stress intensi, a causa dell'intensificarsi di fenomeni atmosferici estremi e degli sbalzi di temperatura sempre più repentini, che le rendono più vulnerabili e più facilmente soggette all’attacco di agenti patogeni.
In questi anni l’Orto botanico ha subito la perdita di alcuni esemplari storici, come alcuni pini neri centenari, particolarmente colpiti dalla siccità. Questo ceppo è quindi un monito, ma anche un invito a interrogarci su quale sarà la vegetazione del futuro e su quali specie saranno in grado di adattarsi ai nuovi climi. A Torino, ad esempio, stanno scomparendo betulle e faggi, che trovano condizioni sempre meno favorevoli alle basse altitudini.
Ci spostiamo nelle zone andine di Perù, Ecuador e Colombia, dove una felce arborea ci incanta con le sue eleganti geometrie frattali: ogni foglia sembra contenere in sé la forma di quella che l’ha generata, in un sorprendente incontro tra matematica e natura.
Dal continente americano sorvoliamo l'Oceano Atlantico per atterrare in Sud Africa, Paese che detiene il primato del maggior numero di piante endemiche. Tra aloe, calle e sterlizie lo sguardo si posa su un fiore a forma di stella marina, la Stapelia variegata. Meglio resistere alla tentazione di avvicinarsi per annusarne il profumo: il suo soprannome è fiore carogna a causa dell'odore nauseabondo emesso per attirare gli insetti impollinatori, in particolare alcune mosche che lo confondono con quello emesso dalle carcasse degli animali.
Alla fine di questa esplorazione botanica, come in ogni viaggio che si rispetti, ci portiamo – virtualmente – a casa un piccolo souvenir. La scelta della redazione ricade sul fiore dalle tonalità pastello della Passiflora edulis, pianta rampicante originaria del Sud America, ma che con le giuste cure possiamo far crescere e ammirare anche sui nostri balconi o nei nostri giardini.