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La stazione meteo sul tetto di Fisica è un osservatorio privilegiato sui cambiamenti climatici

Da oggi Otto ospita in tempo reale le osservazioni della stazione di via Giuria, che dal 1992 è un riferimento per la città di Torino, monitorando tutti i fenomeni atmosferici
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  • Clima
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stazione meteorologica dipartimento di fisica

Sul tetto di via Pietro Giuria 1, tra le strette vie di San Salvario e il parco del Valentino, è collocata la stazione meteorologica dell’Università di Torino. I dati raccolti sono testimonianza del global warming, che ha toccato gli estremi climatici proprio in questi ultimi anni. Ne parliamo con il Prof. Claudio Cassardo, docente di Meteorologia del nostro Ateneo. 

Partiamo dall’inizio: quando è nata la stazione meteorologica del Dipartimento di Fisica e con quale obiettivo?

Nasce nel 1987 con l’obiettivo di avere alcuni valori di riferimento relativi all'area urbana della città di Torino. Veniva, all’epoca, usata anche come laboratorio per testare gli strumenti, poi dislocati in altre località, per le campagne di misura sperimentali. Si pensò quindi di allestire una postazione fissa per le misure meteorologiche di base, che potessero fornire dati utili anche per altri studi. All’epoca i sistemi di acquisizione erano pochi e molto costosi. Si optò per farne realizzare uno ad hoc a una ditta specializzata di Torino, la Airone. Negli anni successivi si succedettero altri sistemi, fino ad arrivare all’odierno CR1000 della Campbell Scientific, azienda statunitense specializzata da anni nella realizzazione di sistemi di acquisizione robusti e affidabili. La stazione è diventata climatica dal dicembre 2021, avendo compiuto 30 anni di osservazioni quasi continuative (il periodo minimo di riferimento). Recentemente siamo entrati nella rete italiana ROSMI (Rete degli Osservatori Storici Meteorologici Italiani), che raccoglie diversi siti nazionali gestiti da enti di vario tipo.

I dati raccolti da chi possono essere utilizzati?

Per ragioni di natura tecnica, i dati acquisiti in maniera continuativa sono disponibili a partire dal 9 dicembre 1991. Inizialmente vennero utilizzati in diversi studi effettuati da ricercatori e docenti. Con il passare del tempo la collezione dei dati cominciava ad assumere una consistenza e un'importanza notevole, così alla fine degli anni 90 venne creata una pagina web che mostrasse i valori acquisiti in tempo reale. Da quel momento abbiamo avuto innumerevoli richieste da parte di attori esterni (studenti, colleghi di UniTo o di altri atenei, aziende e periti del Tribunale) per avere alcuni dei nostri dati relativi a periodi ristretti. I dati grezzi sono disponibili gratuitamente, previa richiesta, per qualsiasi utilizzo non commerciale. Per usi commerciali, invece, abbiamo un prezziario apposito, poiché i dati vengono sottoposti a ulteriori verifiche rispetto a quelle standard prima di distribuirli, un’operazione dispendiosa che richiede tempo e risorse.

Quali fenomeni atmosferici riuscite a monitorare?

Tutti i fenomeni atmosferici che avvengono in città, inclusi quelli di particolare rilevanza, come precipitazioni molto intense, ondate di calore, ondate di freddo e periodi senza precipitazioni. I due anni estremi sono stati molto recenti: il più secco finora risulta il 2022, con soli 345 mm di pioggia, mentre il più umido è l'anno in corso, in cui a oggi (30 ottobre) ne sono caduti 1367 mm. La Società Meteorologica Italiana ha fatto un lungo studio al fine di ricostruire una serie storica nella città di Torino, raccogliendo tutte le misure ivi effettuate a partire dal secolo XVIII. A partire dal 1992, una delle due stazioni di riferimento selezionate per la città è stata proprio la nostra, anche per via dell'ubicazione simile agli osservatori del passato, spesso collocati in alto. Pertanto, i dati della nostra stazione costituiscono una continuazione delle misure storiche iniziate oltre due secoli fa.

Chi si occupa della raccolta dei dati e in che modo vengono archiviati?

L'installazione originaria della strumentazione fu voluta dal Prof. Arnaldo Longhetto, responsabile del gruppo di ricerche sulla fisica dell'atmosfera, purtroppo recentemente scomparso. Io subentrai, come responsabile, nei primi anni 2000. Un contributo essenziale fu apportato dal dott. Renzo Richiardone, ora in pensione, che elaborò anche un originale e complesso sistema di archiviazione. Da più di 20 anni Davide Bertoni si occupa della gestione, manutenzione e controllo della strumentazione, oltre alla realizzazione e allo sviluppo della pagina web della stazione meteorologica. Tutti i dati fin qui acquisiti sono ora archiviati in database standard di tipo MySQL.

Analizzando i dati raccolti negli ultimi 33 anni, quali sono gli aspetti che vi hanno colpito di più?

L’aspetto più dominante riguarda l’aumento di circa 1,3 °C nelle temperature medie, in linea con quanto rilevato in altri osservatori italiani, molto maggiore rispetto all'aumento della temperatura media globale nello stesso periodo. Stiamo parlando di un periodo recente, in cui l'urbanizzazione nel quartiere che ospita la stazione meteorologica non ha subito variazioni rilevanti, quindi l'effetto dell'isola urbana di calore può ritenersi invariato su questo periodo, per cui la variazione osservata può essere sicuramente ascritta al cambiamento climatico. Anche la frequenza degli episodi nevosi risulta in forte calo. Anche il motivo della diminuzione delle nevicate va ascritto quasi unicamente all'incremento termico. 

Come sono cambiate le previsioni meteo nel corso degli anni?

Ciò che è cambiata è l'aspettativa da parte della popolazione. 40 anni fa c'erano molte meno informazioni disponibili e la qualità delle previsioni era nettamente inferiore rispetto a quelle attuali, soprattutto per il dettaglio sul territorio, pressoché inesistente. La gente percepiva quindi le previsioni come qualcosa di artigianale, basato unicamente sulla capacità del meteorologo. Oggi l'informazione è decisamente maggiore (fin troppa!), tanto che la principale difficoltà consiste nello scegliere quella migliore. La qualità delle previsioni è migliorata, tanto è vero che, nella stragrande maggioranza dei casi, la previsione a 2-3 giorni si rivela molto buona anche su scala locale. La diffusione delle informazioni si indirizza spesso, più che su spiegazioni testuali, sull'uso di app che mostrano sequenze di icone a scala oraria con valori esatti e senza incertezze. E si cerca di minimizzare l'informazione relativa all'attendibilità della previsione stessa.

Quest’estate 3BMeteo, uno dei più noti portali di previsioni meteorologiche in Italia, si è scusato con i propri utenti per i “tanti, troppi errori che hanno portato a previsioni inaffidabili”. Come mai sta diventando così complicato fare previsioni attendibili?

Se è indubbio che la qualità delle previsioni sia nettamente migliorata nel tempo, alcuni fenomeni erano e rimangono poco prevedibili. I fenomeni temporaleschi, che caratterizzano soprattutto le stagioni calde, sono sistemi molto difficili da prevedere nel dettaglio. Questo rappresenta un limite della scienza atmosferica stessa, oltre il quale non si può andare. In tutto ciò, il cambiamento climatico ci ha messo lo zampino. Il riscaldamento osservato a partire dal 1980 ha reso più frequenti i fenomeni convettivi di tipo temporalesco, più intensi rispetto a quelli di un tempo. Se posso suggerire una direzione in cui muoversi, non dico di cestinare le icone, ma di associarle alle altre informazioni esistenti. Anche le scuse di 3BMeteo, che reputo un'azienda sì commerciale ma seria, possono rientrare sotto questo punto di vista: un meteorologo trasmette quella che, secondo l’interpretazione del materiale a sua disposizione, rappresenta l'evoluzione più probabile, ma non è e non potrà mai essere una certezza assoluta.