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Rappresentare la città: le carte geografiche come costruzione culturale

Nella cartografia storica le basi per interpretare le raffigurazioni della città contemporanea. Una mostra all'Archivio di Stato parte da Torino per riflettere su modelli e funzioni delle carte geografiche
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Carta del contado di Torino in epoca napoleonica
Mappa del catasto napoleonico per "masse di coltura", 1805, Archivio di Stato di Torino

Le carte geografiche continuano a svolgere una molteplicità di funzioni, nonostante i supporti e i mezzi di diffusione siano diversi da quelli del passato. La mostra La città di carta, curata da Maria Luisa SturaniPaola Pressenda geografe dell’Università di Torino e organizzata come contributo del Dipartimento di Studi Storici al 34esimo Congresso Geografico Italiano (Torino, 3-5 settembre 2025), ne indaga le origini storiche. 

Una grande quantità di materiali provenienti dall'Archivio di Stato di Torino (dove la mostra ha sede) è stata messa in dialogo con altri fondi provenienti dagli Archivi della Città e dalla Biblioteca Civica Centrale (che hanno offerto la possibilità di avere a disposizione anche carte più recenti), per mettere in connessione la cartografia storica con il tema del congresso dedicato quest’anno all'urbano come chiave per interpretare il presente.

“Non volevamo ricostruire una storia della città per immagini percorrendo una strada già molto battuta in altre iniziative – raccontano le curatrici – quanto piuttosto dare conto dei diversi modi di rappresentare la città. La grande quantità di documenti che avevamo a disposizione ci ha consentito di costruire un percorso che mette in relazione la grande varietà di modelli figurativi con le molteplici funzioni delle carte, con le tecniche di realizzazione, con i modi di circolazione, per proporre una chiave di interpretazione che renda possibile comprendere le motivazioni di questa varietà”. 

carta di Torino come punto di collegamento tra Adriatico e Mediterraneo
Progetto dell'ingegner G. Capuccio per la creazione di un collegamento navigabile tra il Mare Adriatico e il Mar Ligure, 1865, Archivio Storico della Città di Torino

Le diverse funzioni della carta

La mostra non segue dunque un percorso evolutivo, ma è organizzata per sezioni che ragionano intorno alle differenti funzioni delle carte: la città governata, suddivisa, attrezzata; la città difesa e pacificata; la città esplorata, usata e percorsa; la città nodo di relazioni con il territorio. “Non abbiamo scelto un approccio cronologico perché i diversi modi di rappresentare la città nascono più o meno tutti insieme tra Rinascimento e la prima età moderna quando si riscopre la geografia degli antichi, le tecniche di rilevamento avanzano e la diffusione della stampa apre nuove possibilità di riproduzione e circolazione – continua Sturani – I differenti modelli figurativi non possono dunque essere visti in una sequenza evolutiva nel tempo perché di fatto coesistono e sono soggetti a forme di ibridazione, in rapporto ai contesti di produzione, ai destinatari e agli usi, con una ricchezza di soluzioni oggi sacrificata dall'omologazione delle immagini satellitari e dalla semplificazione grafica dei WebGiS”.

carta storica di Torino
Veduta a volo d'uccello di Torino tratta dal "Theatrum Sabaudiae", progetto cartografico voluto dai duchi di Savoia, 1682, Archivio di Stato di Torino

Raffigurazione di profilo, vedute a volo d'uccello, piante prospettiche, raffigurazioni zenitali sono solo alcuni dei punti di vista da cui la città viene guardata e rappresentata nelle carte che restituiscono di volta in volta uno sguardo differente, una forma differente, una tecnica di realizzazione differente, una funzione differente. Dalle carte realizzate a mano in epoca ducale che riproducono la progettualità difensiva della città con i bastioni delle mura come unico elemento in evidenza, alle carte napoleoniche che cominciano a dare i nomi alle vie della città, dalle raffigurazioni dei primi catasti alle prime piante turistiche con i dettagli dei monumenti illusoriamente riprodotti prospetticamente, dalle mappe che censiscono i danni da bombardamento del centro città subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, alle carte pieghevoli distribuite a fini pubblicitari negli anni Sessanta. “Volevamo dare conto di questa ricchezza di soluzioni grafiche, cercando di spostare l’attenzione dal contenuto alla forma e muovendo il fuoco dall’oggetto della rappresentazione al mezzo di rappresentazione”, sottolinea Pressenda.

carta storica di Torino per organizzare lo sgombero neve
Pianta della città con tracciato stradale colorato per il piano di sgombero della neve, 1860, Archivio Storico della Città di Torino

La carta come costruzione culturale

Una varietà di modelli figurativi e funzioni che portano il visitatore a interrogarsi circa l’oggettività della rappresentazione. “Conoscere la finalità di una carta, e anche qualcosa dei mezzi con cui viene realizzata, ci aiuta a capire che la carta non è una riproduzione fedele della realtà ma che, come qualunque rappresentazione visiva, è una costruzione culturale frutto di una selezione; e il criterio di selezione non è un criterio puramente tecnico ma ha dietro di sé un mondo sociale e culturale che comprende relazioni di potere come il rapporto tra il committente e chi realizza la carta, il rapporto tra il committente e il fruitore… solo andando a ricostruire questo insieme di relazioni e di processi si capisce che cosa la carta è in grado di dirci sull’oggetto rappresentato, non solo rispetto a una città del passato ma anche di una città oggi”, prosegue Sturani. 

carta storica di Torino con zone bombardate
Piante di zone della città con i danni arrecati dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, 1946, Archivio Storico della Città di Torino

Oggi le tecniche di rilevamento cartografico e di costruzione della cartografia sono naturalmente molto diverse dal passato e si basano soprattutto sull’utilizzo di dati che provengono perlopiù da immagini satellitari rielaborate attraverso software digitali il che aumenta la percezione della carta geografica come riproduzione fedele, oggettiva, vera, proprio perché meno legata all’intervento umano. “In realtà, il ricorso a tecniche sempre più sofisticate di rilevamento e rielaborazione dei dati riduce la varietà di modelli figurativi che vanno incontro a una standardizzazione e a una compressione ma le funzioni restano, anzi si moltiplicano e rinnovano rispetto ai secoli precedenti, perché nella società contemporanea ci sono ovviamente più tipologie di problemi rispetto alla società tra il Cinquecento e l’Ottocento. Proprio per la crescente sofisticatezza delle tecnologie, è sempre più difficile rendersi conto dei meccanismi di selezione e dei filtri di organizzazione visiva che stanno dietro la costruzione di una carta geografica ma ogni carta porta dietro di sé un’intenzione e un intervento. È dunque molto importante che si impari a esercitare questa critica della ragione cartografica o, almeno, è il compito che ci prefiggiamo noi come studiosi: insegnare a decifrare queste rappresentazioni vuol dire capirne il ruolo e il potere. La carta non è lo specchio della realtà ma restituisce una sua interpretazione”, concludono le curatrici.