Istituto Mosso, l'Università tra le cime del Rosa
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Il viaggio alla scoperta dei luoghi in cui si svolge la vita dell'Università di Torino fa tappa – per la Giornata Internazionale della Montagna – sul Col d’Olen, il valico sulle pendici meridionali del Monte Rosa che collega la Valle del Lys con la Valsesia mettendo in comunicazione il versante valdostano e quello piemontese del massiccio.
A circa 120 chilometri dal centro della città, dove si è abituati a pensare ubicata la maggior parte delle sedi universitarie, a una quota di 2.901 metri sul livello del mare, le cime del Rosa custodiscono infatti l’Istituto scientifico Angelo Mosso, che deve il nome al suo promotore, professore di Fisiologia all’Università di Torino. Mosso, che ha insegnato nel nostro Ateneo dal 1879 al 1910, è stato tra le altre cose uno dei pionieri degli studi sugli effetti dell'alta quota sull’essere umano, un tema di indagine divenuto di grande interesse a partire dalla fine del XIX secolo.
Inaugurato nel 1905, alla presenza della Regina Margherita di Savoia, l’istituto rappresentò una risposta alle emergenti esigenze della comunità scientifica internazionale impegnata negli studi sull’alta quota. La vicina Capanna Regina Margherita – ancora oggi il rifugio più alto d’Europa a 4.554 m s.l.m – si dimostrava infatti uno spazio ormai insufficiente per ospitare le spedizioni scientifiche e il nuovo progetto, anche grazie alla fama di Mosso, ottenne uno straordinario sostegno economico con finanziamenti provenienti da Stati Uniti, Francia, Germania, Svizzera, Austria e Olanda.
L’intuizione fu quella di creare in alta quota un laboratorio permanente in cui la ricerca scientifica poteva trovare spazio per diverse applicazioni, tanto che la multidisciplinarietà è diventata nel tempo una delle caratteristiche proprie del Mosso. Rispecchiando le molteplici anime dell’ateneo, sul Col d’Olen - anche grazie alla successiva aggiunta dell’Osservatorio - sono stati sviluppati studi e ricerche in vari ambiti, dalla fisiologia alla glaciologia, dalla pedologia alla botanica, dalla geofisica alla meteorologia alpina, che si ritrovano oggi anche nel museo che ne racconta la storia. L'Istituto continua oggi a essere un’importante base di ricerca e studio come laboratorio a elevata complessità che coinvolge, attraverso una collaborazione mirata ad accrescere l’impatto delle ricerche, il Dipartimento di Neuroscienze Rita Levi-Montalcini, il Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari e il Dipartimento di Scienze della Terra.
Arricchisce il fascino di questo luogo anche una cappella, realizzata su progetto dell’architetto Annibale Rigotti (tra i progettisti del Palavela, edificio simbolo dell’architettura torinese, costruito per le celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia), che nel 1937 realizzò l’impresa di costruire sul Col d’Olen la chiesa più alta d'Europa. Da questo affascinante complesso tra il Corno del Camoscio e lo Stohlemberg, dove lo sguardo è in grado di spaziare oltre i confini alpini, ritorniamo in città attraverso un percorso che, sviluppandosi sia in senso orizzontale che verticale, ci invita a interrogarci sul rapporto tra l’ecosistema montano e quello urbano.