Water Reuse, una risorsa preziosa per gestire l'acqua in modo più sostenibile

Con il termine Water Reuse si intende la pratica di riutilizzare l’acqua che, dopo essere stata prelevata da fonti naturali (sorgenti, acque superficiali o acque sotterranee), è stata utilizzata per scopi diversi e sottoposta a trattamenti per ripristinarne le caratteristiche qualitative. In altre parole, si tratta di un cambiamento nell'approccio alla gestione delle risorse idriche, passando da un modello lineare (prelievo, utilizzo, scarico) a un modello circolare, che riduce il prelievo dalle fonti naturali e contribuisce a mantenere elevati standard qualitativi delle acque anche dopo il loro utilizzo. L'obiettivo è comprendere quale tipo di riuso debba essere soddisfatto e come trattarle per raggiungere la qualità adeguata. Ne abbiamo parlato con Alessandra Bianco Prevot e Valter Maurino, docenti presso il Dipartimento di Chimica e coordinatori della Piattaforma Scientifica Water_Reuse@UniTo (apre una nuova finestra) dell'Università di Torino.
Quali sono i principali ambiti di applicazione del Water Reuse?
Gli ambiti sono numerosi e spaziano in diversi settori: l’agricoltura, il principale consumatore di acqua per l’irrigazione; il settore industriale, in cui l’acqua viene riutilizzata per lavaggio di macchinari, raffreddamento dei sistemi, acque di processo; l’ambito civile, dove si impiega per attività come il lavaggio delle strade, l'irrigazione di parchi e giardini, l'alimentazione di fontane; il settore ricreativo ad esempio per l’irrigazione di impianti sportivi, piscine. La principale fonte di acqua per il riuso proviene dagli scarichi civili e industriali, che vengono trattati negli impianti di depurazione delle acque reflue urbane. In particolare, gli impianti di medie e grandi dimensioni sono in grado di installare sistemi di trattamento avanzati per la rimozione di microrganismi patogeni e la riduzione di inquinanti chimici, rendendo l’acqua idonea per un riutilizzo sicuro e sostenibile.
La questione della qualità dell’acqua e dell'accettazione dei consumatori è particolarmente delicata quando si parla di irrigazione di colture destinate al consumo umano
Quali sono i vantaggi e quali le criticità che possono ostacolare il diffondersi di questa pratica?
Il riuso dell’acqua offre numerosi vantaggi in diversi ambiti, specialmente per quanto riguarda la gestione sostenibile delle risorse idriche. In primo luogo, il Water Reuse permette di ridurre il prelievo dalle fonti di acqua primarie con un impatto positivo sulla conservazione delle risorse naturali. Inoltre, aiuta a mitigare gli effetti delle siccità, particolarmente nelle regioni non intrinsecamente aride ma che possono essere vulnerabili a periodi di scarsità d'acqua. Diventa uno strumento utile non solo per le aree con risorse limitate, ma anche per quelle che devono affrontare variazioni stagionali nelle disponibilità idriche. Il vantaggio principale del riuso dell’acqua dipende però dalla tipologia di utilizzo, dalla disponibilità di risorse primarie di qualità adeguata e dal costo associato al trattamento delle acque reflue. Quest'ultimo aspetto è cruciale, in quanto gli investimenti possono essere considerevoli. Tuttavia, in situazioni dove l'acqua proveniente da fonti naturali è particolarmente scarsa o di qualità insufficiente, il riuso rappresenta una valida alternativa. In ambito industriale, il riuso dell’acqua non solo riduce i costi legati all'approvvigionamento e al trattamento delle acque, ma consente anche di ottimizzare i processi produttivi. Inoltre, in alcune situazioni, può essere possibile il recupero di materia o addirittura un risparmio energetico, con un vantaggio complessivo per le imprese. Più complesso è invece l’approccio in ambito agricolo. In questo settore, le difficoltà principali riguardano le infrastrutture necessarie per il trasporto dell’acqua, i costi associati alla gestione degli impianti di trattamento e la percezione sociale. La questione della qualità dell’acqua e dell'accettazione dei consumatori è particolarmente delicata quando si parla di irrigazione di colture destinate al consumo umano. Per superare la diffidenza, è fondamentale promuovere una comunicazione trasparente e informata, illustrando le normative, i controlli di qualità e la sicurezza dei prodotti agricoli irrigati con acque riutilizzate. Inoltre, durante i periodi siccitosi, le acque trattate possono diventare una risorsa per un riuso “secondario”, come l'irrigazione agricola.
In Italia è una pratica diffusa?
In Italia è ancora una pratica applicata su una scala decisamente inferiore rispetto alle potenzialità. Tuttavia, è un tema di crescente interesse, sia da parte dei gestori delle risorse idriche che delle autorità pubbliche, soprattutto in risposta alla crescente pressione legata ai cambiamenti climatici e alla scarsità d'acqua. Ci sono regioni in cui è già una realtà: in alcune aree del Piemonte, l'acqua trattata nelle stazioni di depurazione viene riutilizzata per usi industriali come il raffreddamento delle macchine in alcune industrie e l’alimentazione dei serbatoi antincendio oppure in agricoltura, come nel Novarese, dove a inizio 2025 è stato avviato un progetto che integra riutilizzo di acque reflue in ambito irriguo, realizzazione di bacini di stoccaggio, alimentazione della falda; la città di Milano e altre aree urbane in Lombardia stanno implementando progetti di riuso industriale e agricolo, come a Nosedo dove il depuratore invia più del 90% delle acque depurate ad aziende agricole; in Emilia-Romagna sono stati avviati progetti pilota soprattutto nella zona di Ravenna, dove le acque reflue sono utilizzare per irrigare colture destinate alla produzione di biocarburanti; a Pisa, le acque trattate vengono utilizzate per l'irrigazione dei parchi urbani e per scopi industriali mentre in altre zone della Toscana le acque depurate sono impiegate per uso irriguo, nell’area di Livorno esistono da tempo diverse e importanti applicazioni di riutilizzo industriale; anche in Puglia sono avviati progetti di riutilizzo in ambito agricolo, in particolare per l’irrigazione di colture orticole e arboree, sfruttando le acque depurate provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane.
E dal punto di vista normativo qual è la situazione?
Dal punto di vista normativo, l'Italia è impegnata a seguire e implementare le direttive europee che promuovono e regolano il riuso delle acque reflue. A partire da giugno 2023, è in vigore il Regolamento (UE) 2020/741, che stabilisce le normative per il riutilizzo delle acque reflue urbane trattate in agricoltura. Questo regolamento fornisce linee guida chiare su come trattare e monitorare le acque per garantire che siano sicure per l'uso agricolo, stabilendo requisiti per la qualità delle acque e per il monitoraggio dei rischi sanitari. La normativa europea ha lo scopo di incentivare l'uso delle acque reflue per irrigazione agricola, riducendo la dipendenza dalle risorse idriche primarie e supportando la gestione sostenibile dell'acqua in agricoltura. Inoltre, la Direttiva (UE) 2020/2184, che riguarda la qualità dell’acqua destinata al consumo umano, stabilisce norme che influenzano indirettamente anche il riuso dell’acqua per scopi industriali e civili, incoraggiando il trattamento avanzato delle acque reflue per garantirne la sicurezza e la qualità. Nel novembre 2024 è stata pubblicata inoltre la nuova Direttiva (UE) 2024/3019 (apre una nuova finestra) del Parlamento europeo e del Consiglio, sul trattamento delle acque reflue (apre una nuova finestra) urbane che estende il proprio campo di applicazione agli agglomerati più piccoli, con l’obiettivo di coprire più inquinanti, compresi i microinquinanti (introducendo il concetto di trattamenti quaternari), e contribuire alla neutralità energetica. Nonostante la nuova normativa europea, l’implementazione del Water Reuse in Italia è ostacolata da difficoltà burocratiche e da una legislazione che può risultare complessa e poco armonizzata tra le diverse regioni. La mancanza di un quadro normativo chiaro e uniforme a livello nazionale può rendere più difficile l'attuazione dei progetti di riuso.
L'Università ha dedicato al Water Reuse una piattaforma scientifica. Su quali aspetti si stanno concentrando le attività di ricerca?
Alla piattaforma partecipano circa 40 ricercatori e ricercatrici che provengono da 13 dipartimenti, tra Scienze naturali, Scienze della salute e Scienze umane-economico-sociali. Le attività si sono fino ad ora focalizzate su ambiti diversi: in primo luogo conoscersi e confrontarsi all’interno della piattaforma, per cogliere meglio le sfaccettature del Water Reuse e progettare attività con un approccio multidisciplinare. Sicuramente una attività importante è quella di far conoscere la pratica agli attori sociali che operano nell’ambito della gestione delle risorse idriche. A questo scopo sono stati organizzati eventi di presentazione agli enti locali e ai gestori, da cui stanno iniziando a prendere corpo collaborazioni, ad esempio la costruzione dei piani di gestione dei rischi per l’attuazione del Water Reuse in agricoltura (come previsto dal Regolamento europeo), oppure lo studio delle capacità di depurazione mediata dalla luce rispetto ad inquinanti emergenti in bacini come i laghi di cava non più attivi. La piattaforma collabora anche ad attività di formazione; oltre alla International School on Water Reuse, nel 2024 ha collaborato con Hydroaid (La Scuola Internazionale dell’acqua che ha sede a Torino) a un progetto di formazione a distanza per tecnici e operatori del settore idrico in un paese del Mediterraneo. C’è stato poi uno studio sistematico dell’assetto giuridico nazionale ed europeo con particolare attenzione al problema dell’analisi e dell’eliminazione di inquinanti persistenti come i PFAS e anche attenzione ai fenomeni di antibiotico-resistenza. Si sta inoltre realizzando una analisi dettagliata dei portatori di interesse per conoscerne le esigenze e poter proporre collaborazioni mirate. Il consenso pubblico è essenziale per realizzare il Water Reuse, la risposta emotiva negativa verso le acque reflue, nota anche come "fattore Yuck" (senso di disgusto e repulsione per qualcosa), è infatti uno dei fattori più critici: attività di formazione sul tema unite ad una informazione chiara, esaustiva e trasparente, contribuiscono a creare fiducia negli esperti scientifici, nei gestori degli impianti di trattamento delle acque reflue e degli organi di controllo.
A chi si rivolge la International School di cui UniTo è promotore e con quali finalità?
La International School on Water Reuse, ISWR, è stata fondata nel 2022 nell’ambito del Progetto europeo Project Ô, finalizzato alla dimostrazione di strumenti progettuali e tecnologici per un utilizzo circolare, integrato e simbiotico dell'acqua, al quale hanno contribuito significativamente alcuni docenti del Dipartimento di Chimica. L’iniziativa è promossa dal Dipartimento di Chimica dell'Università di Torino, in collaborazione con la piattaforma scientifica sul Riuso dell’Acqua e con il contributo di ricercatori europei provenienti da diverse università, enti di ricerca e altri soggetti operanti nella gestione delle risorse idriche, e rientra nel catalogo formativo di Nodes (Nord Est Digitale e Sostenibile) Spoke 2, finanziato con fondi PNRR. La ISWR promuove la condivisione di conoscenze e idee, dando la possibilità ai partecipanti di portare il proprio contributo e di arricchire la loro rete di contatti per favorire collaborazioni e sinergie. L'appuntamento annuale è giunto quest’anno alla quarta edizione che si terrà a Torino dal 15 al 17 settembre (www.internationalschoolwaterreuse.eu (apre una nuova finestra)).