I Massaco sono davvero allo stato di natura?
- Tecnologia

I Massaco del Mato Grosso, di cui sono apparse sui giornali delle fotografie riprese dall’aereo, sono una rarissima popolazione che non ha avuto sinora alcun rapporto con il resto del mondo. Quanto dire che se non sono loro l’umano allo stato di natura (buono, perfetto, non bisognoso di niente) nessuno lo è. Possiamo anche prevedere che, se non si provvederà a tutelarli, andranno anche loro incontro al disagio della civiltà: prenderanno delle malattie contro cui non possiedono anticorpi, entreranno in contatto con culture molto diverse dalla loro e tendenzialmente più addestrate e più aggressive, che gli prenderanno tutto, l’habitat, l’anima e la cultura, e li trasformeranno in straccioni. Non auguro questo destino ai Massaco ma sarebbe un errore capitale, come fanno tanti, filosofi e non filosofi (tra i filosofi, sopra tutti, Rousseau, ma si tratta del luogo comune meglio diffuso nel mondo) secondo cui la grande responsabile di un simile sfacelo è la tecnica, in quanto alienazione dell’umano. Lo dico per due motivi, uno minore ma non minimo e l’altro decisivo per chiarire che cosa significa essere umani.
Quanto al minore, è del tutto evidente che gli eventuali responsabili delle traversie dei Massaco, così come dei Nativi Americani e delle vittime del colonialismo in generale non è la tecnica, ma chi se ne è servito. Posso adoperare la tecnica tanto per fabbricare degli archibugi con cui sterminare gli Aztechi quanto per scrivere e poi stampare libri, come quelli di Bartolomé de las Casas e di Francisco de Vitoria che rivendicavano la natura pienamente umana degli Indios e ne vietavano lo sterminio. Che si sia trattata di una tecnica non meno potente degli archibugi è dimostrato dal fatto che negli Stati Uniti protestanti i Nativi Americani sono pressoché scomparsi mentre nell’America latina, e cattolica, dunque sensibile ai teologi di Salamanca e alle bolle pontificie che seguirono, costituiscono una parte importante della popolazione.
Ma c’è un motivo maggiore, non dal punto di vista politico, morale e antropologico, ma puramente filosofico, che merita di essere considerato. I Massaco sono davvero allo stato di natura? Guardiamo le foto: sono in stazione eretta, e altri Massaco non gli avessero insegnato da piccoli a stare in piedi continuerebbero a gattonare, e c’è da dubitare che, in quel modo, sarebbero mai riusciti a varcare il corridoio di Bering diecimila anni fa e arrivare sin laggiù: dunque, hanno imparato una tecnica, che non ha nulla di naturale, come dimostrano le ernie del disco che ne conseguono avanti negli anni. Poi, presumibilmente, parlano; anche questa non è una dotazione naturale, tanto che le corde vocali in epoche arcaiche servivano semplicemente a evitare che il cibo finisse nella trachea. Ciò ha permesso che le mani si liberassero da obblighi comunicativi (anche se continuiamo a gesticolare, anche al telefonino, retaggio evidente di un atavismo) e potessero dedicarsi a manipolare e ad afferrate. Tanto è vero che ogni Massaco fotografato, adulto o bambino e di qualunque sesso, benché completamente nudo, possiede un bastone da scavo che può fungere da sostegno, da leva, da prolunga e da arma. Quel bastone, e non la selce scheggiata (che si è conservata perché meno deperibile) è stata la prima protesi dell’umanità e il primo esemplare di quella tecnica da cui discendono gli occhiali e i panama, le scarpe e gli zaini, i telefonini e i loden, le carte di credito e le carte dei vini.
Questo significa che l’umano, da che è umano, dispone di strumenti tecnologici che non solo suppliscono alle insufficienze di un animale lento, debole, privo di istinti dominanti e povero di mondo perché non ha un suo ambiente, ma li ha tutti, quanto dire che non ne ha nessuno. Per dominare quella apertura spaventosa ha bisogno, diversamente dagli animali non umani, di un rapporto sistematico con la tecnica, perché un umano senza tecnica è destinato a una vita ancora più breve, solitaria e brutale di quella a cui è destinato un umano privo di società. Ma, per concludere mitologicamente a proposito del bastone, di cosa ci stupiamo? Ricordiamoci l’indovinello che la Sfinge pone a Edipo: qual è l’animale che possiede una sola voce ma che ha quattro, due e tre gambe? La risposta è l’umano, e l’uso della terza gamba, il bastone, nella vecchiaia ma anche prima (in tutte le rappresentazioni antiche della scena Edipo ha un bastone, proprio come i Massaco), appare definitoria: non è veramente umano quel bipede che, trovandosi in difficoltà nel camminare, non si servisse di un bastone (uno scimpanzé, per dire, non lo farebbe).
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Di tecnologia e umanità si parlerà nel ciclo di incontri "Le muse sapienti - Geografie del presente" organizzato da UniVerso, la piattaforma di eventi culturali dell'Ateneo, in collaborazione con Prometeo, la piattaforma di contenuti culturali per il public engagement del Politecnico di Torino al Circolo dei lettori da oggi fino al 22 maggio 2025.